venerdì 3 febbraio 2012

Uno sguardo al Barocco

E' da qui che si sviluppa la necessità di dire quel che di importante si ha da dire, di interessarsi alle cose e di smuovere l'interesse su di esse.

Ora, provate a tornare sui banchi di scuola... Ve lo ricordate il Barocco? E' quel movimento culturale che si sviluppò in tutta Europa nel Seicento ( al passo con la Rivoluzione Scientifica, per intenderci). Tale movimento investì l'arte, fatta di figure ampollose, turgide e sfarzose, volendocisi riferire all'architettura(mentre è caratterizzata da forte realismo e giochi di luce per quanto riguarda la pittura, come vediamo in Caravaggio) e la letteratura, nell'ambito della quale la metafora divenne la figura retorica regina, accompagnata da grandi artifici retorici. La parola chiave era MERAVIGLIA. Per quanto riguarda la letteratura, nonostante Tasso con la sua poetica avesse già dato nella seconda metà del Cinquento i primi germogli in questo senso, in Italia non vi furono grandissimi esponenti, come invece troviamo in Spagna (Gongora, Cervantes, Tirso da Molina...) o in Francia (Racine, Molière...).

Spesso e volentieri il Barocco è stato demonizzato: Benedetto Croce, ad esempio, lo definisce un "bruto storico". Negli ultimi anni però è stato rivalutato da alcuni critici e storici. Ricordiamo Hauser il quale afferma che l'uomo diventa, in quest'epoca piena di crisi e nuove scoperte, "un fattore piccolo ed insignificante"; infatti la società del Seicento, oltre ad essere stata sottoposta alla continua censura della Chiesa (dopo il Concilio di Trento) e ad aver assistito agli scontri di questa insieme agli aristotelici contro gli scienziati (il "nuovo sapere" che si stava affermando), era in pieno fermento e non solo in ambito artistico, dove vennero formulate nuove teorie, ma anche e soprattutto all'interno del contesto della Rivoluzione Scientifica. Le scoperte effettuate in quegli anni segnarono profondamente i contemporanei: Hauser parla della teoria eliocentrica (copernicana, ma confermata dalle osservazioni di Galileo), la quale faceva mutare, spazzando via quella geocentrica promulgata dalla Chiesa, anche la concezione dell'uomo che, in questo modo, non era più al centro di tutto. La rivoluzione copernicana è considerata, infatti, anche  una delle quattro ferite dell' "io" narciso dell'uomo supposte da Freud (le altre sono l'evoluzionismo di Darwin, il marxismo e la psicanalisi). Inoltre bisogna anche ricordare la scoperta dell'infinità dell'universo. Già Giordano Bruno ebbe questa intuizione, ma nell'ambito della Rivoluzione scientifica quest'idea prese ancora più forza. L'uomo dunque scopre l'infinito e scopre il vuoto, il vuoto come infinito. Scopre il niente e la vita che sfugge tra le mani dell'uomo (prendiamo come riferimento "Le antiche memorie del nulla" dell'Accademia degli Incogniti di Venezia).


L'uomo è spaesato, immerso nell'inquietudine e tra le incertezze. Basta pensare anche solo a Cartesio, il quale ha bisogno di riordinare tutte le cognizioni attraverso un metodo per racapezzarsi in una realtà frammentata, oppure a Shakespeare che nelle sue tragedie dipinge personaggi in preda all'indecisione e ai sensi di colpa (Macbeth o Amleto, il grande procastinatore).
Tutto è vero, tutto è falso.